La Russia invia 14 aerei di aiuti sanitari: “All’Italia con amore”

La mobilitazione è stata rapidissima. Sabato Putin ha chiamato il premier Conte e domenica il primo jet per il trasporto di medici e materiale sanitario per aiutare l’Italia è decollato da Mosca verso Pratica di Mare.

Dopo gli specialisti cinesi ed i medici cubani, anche la Russia si muove in nostro aiuto. E lo fa attraverso mascherine, ventilatori, tute protettive, macchinari per le analisi, tamponi, medici e squadre di disinfezione trasportati da 14 aerei segnati da un adesivo su cui campeggiano due cuori ed una scritta in tre lingue: ‘Dalla Russia con amore’.

amore

La Russia ci tende una mano, oggi, come tanti anni fa quando, durante la Resistenza, circa cinquemila partigiani sovietici combatterono fianco a fianco con i partigiani italiani.

Più di quattrocento di loro persero così la vita. Tra questi, quattro furono insigniti della Medaglia d’oro al valor militare (Danijl Avdeev, Pore Musolishvili  – che in realtà si chiamava Mosulishvili – , Nicolaj Bujanov e Fëdor Poletaev), tre della Medaglia d’argento e quattro della Medaglia di bronzo.

In seguito all’armistizio dell’8 settembre 1943 molti prigionieri alleati nei campi di concentramento italiani scelsero la strada della fuga, mentre un’altra parte di essi decise di rimanere sul suolo italiano per combattere il nazifascismo.

Molti di loro erano sovietici, come, esempio noto, Anatolij Makarovič Tarasov.

Trasferito in Italia nell’estate del 1943 e aggregato all’esercito tedesco come ausiliario, Anatolij riesce a scappare insieme al compagno di prigionia Viktor Pirogov e con lui trova rifugio a Gattatico, nella casa dei fratelli Cervi insieme ai quali viene arrestato il 25 novembre 1943.

A differenza dei fratelli Cervi però, Tarasov, trasferito in carcere a Parma e poi nel campo di concentramento di Verona, non verrà ucciso e riuscirà a fondare il famoso battaglione partigiano russo d’assalto, protagonista in Emilia di tantissimi fatti d’armi, tra cui la conquista di Montefiorino e la sua difesa (il battaglione sovietico d’assalto era composto da circa 200 uomini con tanto di bandiera rossa con scritte in cirillico, ufficiali e commissari sovietici ed ordini in russo. Il “battaglione sovietico” dei garibaldini sarà poi integrato al “battaglione alleato” per volere degli inglesi).

“La storia ci può portare lontano, molto lontano, ai tempi lontani, quando non eravamo ancora nati…E a lungo contempliamo, cerchiamo di capire, ciò che ci collega con il passato…Quanti anni, secoli, può contenere la memoria umana, prima che questi diventino qualcosa di ordinario e non riescano più a sfiorare le corde dell’animo? Che cosa può lasciare un segno indelebile nella memoria che non potrà mai svanire?”.

Con queste parole inizia il documentario “Bello Ciao” di Valeria Lovkova su Vladimir Pereladov, comandante del battaglione sovietico. Viktor Pirogov si fidanzerà con la staffetta Nalfa Bonini e dopo la guerra rimarrà in Italia, un po’ per amore, un po’ perché i suoi compagni, come Tarasov, che erano tornati in Unione Sovietica erano quasi tutti caduti vittime delle purghe staliniane. A lui è dedicata la canzone Modena di Dudu e i Semi del Male, inclusa in “Battaglione Alleato”, album collettivo dei Modena City Ramblers al quale i Modena partecipano sia come gruppo, che come singoli. Nella primavera del 1944, incaricato dal Comando partigiano, Vladimir Pereladov scriverà volantini per i compatrioti disseminati in Emilia Romagna nei campi di prigionia: “[…] Fuggendo dalla prigionia voi avvicinerete l’ora della vittoria definitiva sul nemico. Fuggite dai tedeschi ed unitevi attivamente alla lotta per la nostra giusta causa. Combattendo con le mani in pugno voi laverete ogni macchia nera e tornerete con tranquilla coscienza in patria. La nostra Patria non dimenticherà coloro che fuggendo dalla prigionia prenderanno le armi in mano e combatteranno per la causa comune. Facendo vedere questo volantino, i patrioti italiani vi faranno giungere sulle montagne. Prendete la coraggiosa decisione e raggiungete i partigiani! Morte agli occupanti tedeschi fascisti! Vladimir Pereladov, ex prigioniero di guerra, ufficiale dell’Esercito sovietico”.

Quello dei partigiani sovietici nella Resistenza italiana, è soltanto un dei tanti esempi e casi di una Resistenza multietnica ed internazionale, di una Resistenza migrante.

Sono più di 50 le nazionalità rappresentate nella Resistenza italiana, così come gli italiani hanno affiancato i partigiani di altre nazioni.

Del resto “Ci si salva e si va avanti se si agisce insieme e non solo uno per uno”, lo sapevamo ieri e lo confermiamo oggi, ringraziando, grati per l’aiuto ricevuto, la Cina, Cuba, la Russia, le organizzazioni non governative e tutti coloro i quali ci hanno dimostrato vicinanza e solidarietà in un momento tanto difficile.

“Voglio ricordare e ringraziare” – ha detto ieri durante la consueta conferenza stampa di aggiornamento il capo della Protezione civile Angelo Borrelli –  “i numerosi paesi che hanno contribuito alle attività del nostro paese. In particolare la Federazione Russa, la Repubblica popolare cinese, Cuba, la Francia e la Germania che ci hanno messo a disposizione uomini e mezzi per contrastare questa epidemia”.

Non lo dimenticheremo, o almeno lo spero.

Ilaria Romeo, Archivio Storico Cgil

Un pensiero riguardo “La Russia invia 14 aerei di aiuti sanitari: “All’Italia con amore”

  1. Gentile signora Romeo, posso chiederle dove s’evidenzia che i partigiani rientrati in Unione Sovietica, caddero tutti per mano delle purghe staliniane?? Grazie mille. Fabio

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