La vacanza di Vito? In tenda davanti alla fabbrica – Lorenzo Serio

Vito La Mattina è un operaio della ex Fiat di Termini Imerese, e ci tiene a specificare “Sono un operaio Blutec, ma in realtà non ho mai lavorato neppure per un’ora, mai messo piede in stabilimento: da quando l’azienda ha rilevato da Fiat la fabbrica, ormai quasi cinque anni fa, mi hanno sempre messo in cassa integrazione. Per oltre 25 anni ho lavorato in Fiat, sono stanco di fare il cassaintegrato”.

L’altro ieri, Vito ha piantato una tenda davanti ai cancelli della fabbrica ed ha iniziato una protesta estrema: “fino a quando non avremo delle risposte ben precise io continuerò a essere qua e farò lo sciopero della fame ho solo acqua e non mi muovo da qui”. Vito ha 52 anni, come tanti suoi compagni di lavoro non riceve il pagamento della cassa integrazione da fine aprile. In tenda davanti alla fabbrica, l’operaio si sfoga “Non posso pagare le bollette di casa, non ho i soldi per la rata del mutuo di ristrutturazione, non riesco neppure a fare la spesa. Sono stanco, tanto stanco”. Sul posto anche il segretario della Fiom Roberto Mastrosimone che porta la solidarietà del sindacato e fa il punto della situazione: si stanno sommando due fattori esplosivi, il mancato pagamento della cassa integrazione con il rinnovo sino a dicembre “e il fatto che non c’è nessuna novità per rioccupare tutti e mille operai tra i 700 ex Blutec e i 300 dell’indotto. A fine ottobre si presenta il piano industriale che dovrebbe ridare nuovo impulso all’azienda e ad oggi non abbiamo notizie positive. Da ciò che sappiamo finora, c’è il rischio di essere tagliati fuori a meno che il governo impegni la Fca di prendersi le proprie responsabilità su Termini”.

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Il concetto di responsabilità sociale d’impresa non sembra aver mai sfiorato i vertici della Blutec. La scorsa settimana il Tribunale di Torino ha nuovamente deciso il sequestro dei beni personali di Roberto Ginatta e Cosimo Di Cursi, presidente e amministratore delegato di Blutec. Sono accusati di aver sperperato 16 dei 21 milioni ottenuti da Invitalia (per conto del Ministero dello Sviluppo Economico) per rilanciare l’area industriale di Termini Imerese ed erogati alla società dalla Regione Sicilia a titolo di anticipazione. Insomma sembrerebbe una moderna versione di ‘Prendi i soldi e scappa’. Chi non è mai scappato invece è Vito, che ci sta perdendo quasi ottomila euro all’anno e ha dovuto mandare moglie e figli dalla madre che vive di pensione e li aiuta per quel che può. A lui che dorme in tenda e ai suoi compagni in lotta sia restituita la dignità del lavoro, gli spetta.

Aggiornamento:  La protesta di Vito ha avuto un primo importante riscontro, a lui e agli altri lavoratori è stato garantito nei prossimi giorni il pagamento della cassa integrazione arretrata. La Fiom siciliana parla di “risultato raggiunto grazie alla lotta dell’operaio e degli altri lavoratori” e assicura che terrà alta la tensione sulla vertenza di Termini Imerese per ottenere il rilancio industriale della fabbrica

Lorenzo Serio

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